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Gay pride a Roma, come abbattere il muro di diffidenza

Un fiume colorato di gente in festa per abbattere il muro di diffidenza contro l’omosessualità. É questa la fotografia del Gay Pride che é rimasta impressa nella mia mente dal 3 luglio 2010, quando l’allegro carrozzone multicolor ha sfilato per le vie della città Santa. Non ho visto nessun oltraggio, nessuna offesa ma solo la voglia di mostrare agli altri cosa é veramente il mondo gay. La grande sfilata canterina ha fatto il giro del centro storico della capitale per poi solcare via dei Fori imperiali e approdare in piazza Venezia. Proprio su quella lunga via dove un tempo passeggiavano vittoriosi i gladiatori – per i quali l’omofobia non era certo un nemico da combattere come per il popolo del Terzo millennio – gay, trans e lesbiche hanno concluso la loro manifestazione colmi di gioia e di orgoglio. Il corteo non é stata solo una trovata per divertirsi e invadere le strade della città eterna, ma anche un momento per riportare l’attenzione sugli episodi di omofobia che negli ultimi tempi occupano le pagine della cronaca locale. Avere gusti “diversi”non può essere sinonimo di paura e terrore, non si può aver paura di manifestare quello che si prova. Purtroppo però l’evoluzione intellettuale dell’uomo é troppo lontana ancora da queste aperture mentali e spesso ciò crea disagi all’intera società. Quello che ho notato negli occhi delle persone, donne e uomini, che ballando sfilavano lungo via dei Fori imperiali era una sorta di timidezza, come se volevano far sentire la loro voce ma con il rossore in viso. Anche le coloratissime drag queen dietro le piume e i lustrini nascondevano un cuore da bambine che mi ha fatto tenerezza. Nella sfilata ovviamente non é mancato lo spettacolo. Dai camion adibiti per l’occasione a mo di carri allegorici veniva “pompata” la musica del momento, mentre giovani cubisti si scatenavano nelle danze. Molti gli appelli dei responsabili dei circoli omosessuali e dei politici che hanno aperto il corteo. Balli, canti e cori da stadio hanno poi rallegrato il lungo serpentone variegato con uomini in giacca e cravatta, muscolosi ragazzi in canotta e jeans e poi donzelle alte due metri vestite da wonder woman o da angioletti. Nonostante ci fosse un doppio cordone di Forze dell’ordine pronti a far sgomberare la piazza con la stessa allegria con la quale erano arrivati, i giovani e non del gay pride, all’annuncio dello speaker di sciogliere il corteo si sono salutati e pian piano hanno lasciato il centro della città felici di essere stati per un giorno loro i veri protagonisti della scena.