Un tuffo nel passato e una finestra sul futuro. Questa è Madrid. La calda capitale spagnola accoglie con entusiasmo e gioia i suoi turisti. Disponibilità, cortesia e simpatia sono i tratti distintivi dei madrileni che si dividono tra ferventi osservatori delle tradizioni spagnole e giovani dagli orizzonti lontani. Già all’aeroporto Madrid-Barajas razze e culture diverse si incrociano correndo sui lunghissimi tapis roulant che si srotolano lungo tutti i corridoi. Con un semplice biglietto della metro dall’aeroporto si arriva direttamente in centro. I colori e il modo di vivere degli spagnoli sono contagiosi. Prendono la vita con filosofia, senza troppi stereotipi e preconcetti. Arrivati a Puerta del Sol vengo catturata da un gigantesco mosaico del quadro di Goya “Fucilazione del 3 maggio 1808” che copre un’orrenda impalcatura. La cosa più curiosa è che i tasselli del mosaico sono delle fotografie di persone. A differenza dell’Italia dove perfino piazza San Pietro viene tappezzata di mega cartelloni pubblicitari di qualsiasi prodotto, a Madrid anche questo è un motivo per diffondere la cultura. Il grande orso, diventato ormai simbolo della città, troneggia a un lato della piazza, mentre tutto intorno si muove velocemente. Entrando in un bar dove i madrileni bevono velocemente una cioccolata con i churros, tubetti di pasta dolce fritti, mi scontro con una situazione che non ricordavo quasi più: il fumo nei locali pubblici. In Spagna non c’è una legge che lo vieta e i madrileni fumano molto e ovunque. Simili a molte città italiane è invece il traffico. Clacson, vociare e rumori metropolitani animano le strade del centro. Un grande negozio di ventagli cattura la mia attenzione. È stranissimo che tra Zara, Stradivarious, Bershka, Pullandbear e Oysho, negozi amati dalle giovani e giovanissime di tutta Europa, sopravviva ancora un negozio simbolo della tradizione spagnola. Ma la Spagna in fondo è propria questa. La luce a Madrid non manca mai. Il sole illumina fino alle 22 la Gran Via dove tra i tavoli dei bar dove turisti e residenti consumano i classici tapas, stuzzicherie di ogni tipo accompagnate dal vino rosso, si incontrano giovani che rincasano e prostitute ai lati della strada. La grande apertura mentale degli spagnoli si rispecchia proprio in queste cose. Nessuno fa caso alle donne in abiti succinti appoggiate ai muri della Gran Via, ne ai ragazzi fermi al semaforo che si baciano. Sono un popolo colorato gli spagnoli, anche a tavola. Tra il rosso della sangria e i colori oro della paella non si può proprio dire che a Madrid manca l’allegria. Nel mio secondo giorno nella capitale madrilena mi accorgo subito di un altro tratto caratteristico di questo popolo: la calma. Alle 8.30 nelle strade della città girano pochissime persone. I bar aprono alle 9, mentre i bambini si avviano verso la scuola alle 9.30. Per caso in quel frangente di tempo mi capita di entrare in una chiesa e resto stupita della presenza di decine di fedeli che pregano rivolti verso delle piccole Madonne con gli abiti suntuosi. Madrid non smette mai di stupire. Il Palazzo Reale, dove un tempo risiedevano il re e la sua famiglia, è ora visitabile. La visita è tanto piacevole quanto breve. Tra una sala con decori barocchi e una con i fucili usati nelle guerre civili, senza rendersene conto si arriva subito nel grande piazzale antistante la residenza, luogo ideale per scattare le classiche fotografie da turisti. Anche i musei hanno dei particolari che rimangono impressi nella mente e nel cuore. Il Museo del Padro ha una struttura imponente, voluta fortemente da Carlo III, che già da fuori fa capire al visitatore il valore delle opere custodite nelle sale. La collezione infatti oltre ai pittori di casa, da El Greco a Goya, fino a Velazquez, ospita anche alcune delle tele degli artisti italiani più famosi al mondo: Botticelli, Caravaggio, Mantegna… Sale ampie e luminose custodiscono invece le opere di Salvator Dalì e di Pablo Picasso. Le immense e stravaganti opere degli spagnoli più famosi del XIX° secolo sono posizionate in quelle che un tempo erano le stanze dell’ospedale generale di Madrid alle quali si accede con un futuristico ascensore interamente di vetro che sembra salire verso il cielo. Dopo una visita nei tempi della pittura spagnola l’incontro con l’arte prosegue per le stradine del quartiere Chueca. Colori e sapori della moderna Madrid si fondono tra loro nei vicoli accoglienti di una delle zone più allegre della città. Il calore dei madrileni si rispecchia anche nel calcio. Il Real Madrid, uno dei team più famosi d’Europa, non è solo una squadra di calcio, ma anche un museo. Il Santiago Bernabeu, stadio della città, ospita infatti al suo interno una collezione di scarpini, coppe, foto, video e cimeli degli ultimi 100 anni di calcio. Una vera e propria attrazione per gli amanti del calcio e per chi semplicemente ha voglia di conoscere le diverse sfaccettature di un popolo. L’ultima tappa prima di ripartire non può che essere culinaria. L’attrazione per gli stand del grande mercato coperto al centro della città dove si trova di tutto, dalla paella alle ostriche, è forte. Nonostante ciò preferisco terminare però il mio breve viaggio madrileno a Plaza Mayor dove troneggia la statua equestre di Filippo III. In una delle Taberne sotto i portici che circondano la piazza assaporo un bocadillos con calamari fritti e sangria, sognando di tornare al più presto in Spagna!
Madrid, un tuffo nel passato e una finestra sul futuro
28 Novembre 2013