Tutto è iniziato per caso, in realtà neanche io ci potevo credere. Quando il medico mi disse che i miei valori sballati potevano dipendere dalla celiachia lo guardai stupita. Erano anni che mi informavo e mi documentavo su quella che da molti viene vista come una malattia ma che per me era semplicemente una richiesta di maggiore attenzione per la mia piccola amica che fin dalla nascita era risultata celiaca. Subito dopo il primo campanello d’allarme arrivarono le analisi, le flebo di ferro, la gastroscopia e poi l’esito finale: sei celiaca. I giorni successivi non furono facili, andai in farmacia a comprare qualche alimento ma avevo una sorta di rifiuto nel mangiare quei prodotti a base di mais e riso. Avevamo qualcosa in casa di Chiara e ovviamente cominciai a mangiarlo. Inizialmente fu un vero shock, è inutile negarlo. La difficoltà maggiore era dover cambiare le mie abitudini nel giro di qualche ora senza neanche poterci riflettere su. L’episodio più triste che ricordo fu quando, dopo qualche giorno dalla diagnosi, il parroco in chiesa distribuì la comunione e io dovetti rimanere seduta al banco incredula.
Subito dopo iniziai la trafila burocratica per ottenere i buoni da utilizzare per l’acquisto di pasta, pane, biscotti e altro. Il mio corpo inevitabilmente iniziò a cambiare e devo dire anche il mio umore. Amici e familiari cercavano di non farmi sentire il peso, anzi alcuni addirittura volevano farmela passare come una cosa normale con il classico “meglio questo che altro“. Con l’arrivo all’estate dovetti dire addio alla birra con gli amici o una pizza all’aperto, in compenso però iniziai a fare i conti con quanti mi dicevano “adesso c’è tutto, ed è anche buono”. Ma volete mettere una pizza croccante con farina doppio zero con una sottile bianca e dura fatta con la farina di riso? Un conto è vivere consapevolmente seguendo un regime alimentare che hai scelto, un conto ed essere costretti a mangiare solo determinate cose e a dire addio a tante piccole passioni come per esempio i bignè alla crema o un piatto di bucatini.
Con il tempo ho imparato a mangiare qualcosa sì e qualcosa no perché il mio corpo ha iniziato ad assorbire tutto e quindi i chili sono aumentati a dismisura. Per un’esteta come me questo è stato un vero colpo al cuore! Purtroppo quando sai che non puoi avere o mangiare qualcosa va a finire che è sempre quella che più desideri. Il problema più grande, dal mio punto di vista, non è tanto l’assenza del glutine quanto di alcuni cibi che tradizionalmente sono legati alla nostra cultura. A me è sempre piaciuto mangiare, sperimentare nuovi piatti e scoprire un prodotto tipico del posto che visitavo durante le vacanze. Purtroppo questo in parte non è più possibile. Un conto è quando si sta a casa e a Natale si mangia la lasagna preparata con sfoglia di mais, i tortellini in brodo o le cotolette panate con il pangrattato senza glutine. Un conto è quando il sabato sera si organizza una cena e inevitabilmente devi chiedere quale ristorante è stato scelto perchè è necessario informarsi prima dei piatti che servono. Chi non è celiaco non può capire cosa si prova quando si va in vacanza e bisogna programmare la sosta pranzo e la sosta cena e non si può più andare alla scoperta dell’arancino di turno o della piadina romagnola perché non è detto che questa sia senza glutine.
Quando mi capita di parlare con amici e conoscenti mi sento ripetere che sono fortunata dal momento che oggi ci sono tanti prodotti senza glutine, ma la mia risposta è sempre una “ma tu li hai mai assaggiati?”. Con il tempo ho imparato a gioire per la scoperta di una nuova pasticceria, per l’uscita di un biscotto senza glutine che amavo tanto e per un ristorante che ha deciso di puntare sul gluten free. Ma fare i conti con la celiachi non è cosa facile anche perchè il cibo è tradizione, il cibo e cultura, il cibo è unione e quando devi “imporre” menù e luoghi spesso ti senti di troppo e tutto questo viene meno! Ho letto tanti blog, tanti articoli di giornali, tante chat che parlano di prelibatezze senza glutine e ho deciso nel mio piccolo di raccontare questa “esperienza” nella consapevolezza che consigliando un buon ristorante, una buona pasticceria o un buon prodotto posso accendere il sorriso a qualche celiaco come me!!!