Cibi senza glutine, l’Aic evita tagli choc e salva la corretta terapia ai celiaci | Ele B Cibi senza glutine, l’Aic evita tagli choc e salva la corretta terapia ai celiaci | Ele B

Cibi senza glutine, l’Aic evita tagli choc e salva la corretta terapia ai celiaci

AFCRossoE’ stato approvato in Conferenza Stato Regioni del 10 Maggio il nuovo decreto sull’assistenza ai celiaci: confermato il diritto all’erogazione gratuita degli alimenti, sebbene con una riduzione media dei tetti di spesa del 19%. Revisionato anche il Registro Nazionale degli alimenti senza glutine erogabili, che garantisce ancora gli alimenti definiti “ad alto contenuto di servizio”, come piatti pronti e preparati, che consentono anche ai celiaci di aderire ai prevalenti stili di vita. L’Associazione Italiana Celiachia (AIC) sottolinea che la terapia è garantita e l’assistenza ai celiaci assicurata, nonostante i tagli.

Cibi senza glutine, AIC evita tagli choc e salva la corretta terapia ai celiaci

La modificata normativa europea, che ha abolito dal 2013 i prodotti dietetici, e il calo dal 2006 a oggi dei prezzi dei prodotti senza glutine del 7% nelle farmacie e fino al 33% nei supermercati, ha reso necessaria la revisione dell’assistenza ai malati di celiachia, che in Italia sono oltre 198 mila e crescono ogni anno al tasso di circa il 10%. La riduzione non è una sforbiciata lineare alle risorse per i pazienti, ma una revisione razionale che lascia immutata la copertura del 35% dell’apporto calorico giornaliero da carboidrati privi di glutine e che mantiene l’attenzione su specifiche fasce d’età con bisogni particolari. Nella primissima infanzia il tetto di spesa cresce del 24% (da 45 a 56 euro) e resta pressoché invariato nella fascia adolescenziale, particolarmente critica per l’accettazione di un regime alimentare speciale.

Soddisfatta l’Associazione Italiana Celiachia (AIC), per gli impegni assunti dal Ministero per migliorare la qualità dell’assistenza: prossimo obiettivo i buoni digitali, spendibili ovunque in Italia, anche al di fuori della propria Regione di residenza, cui lavorerà congiuntamente il Ministero della Salute con quello della Funzione Pubblica.

Roma, martedì 20 marzo 2018 – La dieta senza glutine oggi costa meno e nonostante la drastica riduzione delle risorse per la sanità pubblica, l’assistenza ai celiaci tiene. La riduzione media del 19% (con un risparmio stimato in oltre 30 milioni di euro) del tetto di spesa per l’acquisto dei prodotti senza glutine da parte dei celiaci è stata approvata dopo il parere favorevole della Conferenza Stato Regioni atteso per domani. La modifica dei tetti di spesa, infatti, non è una sforbiciata che compromette l’assistenza ai pazienti italiani, ma una revisione razionale, che tiene conto della riduzione dei costi degli alimenti senza glutine (oggi in Europa non più considerati “dietetici” ma alimenti di uso corrente) e dei fabbisogni energetici della popolazione definiti dalle più recenti evidenze scientifiche, che la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ha evidenziato nel 2014 con la pubblicazione dei Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia (LARN). Lo sottolinea l’Associazione Italiana Celiachia (AIC), che ha collaborato con il Ministero della Salute perché i tagli fossero in linea con le reali esigenze dei celiaci e perché non venisse meno la garanzia della copertura del 35% dell’apporto calorico giornaliero da carboidrati privi di glutine. “Anche grazie al lavoro di AIC, la bozza del decreto salvaguarda una corretta terapia e assistenza ai pazienti, pur prevedendo un risparmio per lo Stato stimato in oltre 30 milioni di euro, che garantisce la sostenibilità della spesa per l’assistenza ai celiaci – dice Giuseppe Di Fabio, presidente AIC – Questo risparmio, infatti, costituirà un’importante riserva di risorse per venire incontro ai bisogni terapeutici dei pazienti che saranno diagnosticati nel prossimo futuro, in crescita al ritmo del 10% annuo, con 400mila nuove diagnosi attese. Il nostro obiettivo è un modello di assistenza più efficiente, più moderno: dobbiamo arrivare ad avere buoni digitali spendibili ovunque, anche nelle Regioni diverse dalla residenza dei pazienti. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto la costituzione di un tavolo interministeriale (Ministero della Salute insieme al Ministero della Funzione Pubblica) per trovare le migliori modalità per raggiungere lo scopo”.

I tetti di spesa per l’acquisto dei prodotti senza glutine attraverso i buoni erogati dal Servizio Sanitario Nazionale sono strettamente correlati ai LARN, i Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana: stabiliti dalla Società Italiana di Nutrizione Umana e aggiornati nel 2014, sono il punto di riferimento per definire il fabbisogno energetico della popolazione tenendo conto dei più diffusi stili di vita, dell’età, del sesso. “I nuovi LARN del 2014, più sofisticati e maggiormente aderenti agli stili di vita più diffusi, vedono ridotti i fabbisogni energetici medi rispetto ai riferimenti utilizzati nel 2001– dichiara Caterina Pilo, Direttore Generale di AIC – il calo dei tetti dipende da questo e dalla riduzione dei prezzi dei prodotti senza glutine visto che rispetto al 2006 il costo di pane, pasta e farina ha registrato un calo del 7% nel prezzo medio globale in farmacia e fino al 33% nella grande distribuzione. AIC ha tuttavia insistito perché fossero utilizzati i prezzi applicati in farmacia, canale ancora prevalente e disponibile a tutti i celiaci ovunque, in tutta Italia. I tetti attuali lasciano quindi sostanzialmente invariato il potere di acquisto del 2001, quando il decreto Veronesi introdusse per la prima volta, dopo venti anni, il tetto di spesa in base all’età, genere e relativi fabbisogni energetici”.

I tetti di spesa devono coprire il fabbisogno energetico derivante da carboidrati senza glutine. Il celiaco, infatti, deve seguire una dieta varia ed equilibrata con un apporto energetico giornaliero da carboidrati di almeno il 55%: circa il 35% dell’apporto energetico totale deve derivare da alimenti senza glutine, il restante 20% da alimenti naturalmente privi di glutine come riso, mais, patate e legumi. I nuovi tetti di spesa garantiranno  ancora la copertura di questo fabbisogno, suddividendo  con più precisione le fasce di età e relativi fabbisogni energetici e considerando anche medi livelli di attività fisica. “Dal 2013, con la profonda revisione della normativa europea che ha abolito i prodotti dietetici in Europa, abbiamo temuto che l’assistenza integrativa riconosciuta in Italia ai celiaci fosse a rischio – osserva il Presidente Giuseppe Di Fabio – Una continua collaborazione con le istituzioni pubbliche lo ha scongiurato, costruendo un nuovo modello di assistenza che coniuga le nuove evidenze scientifiche sui fabbisogni energetici della popolazione con il diritto alla salute dei celiaci: il decreto infatti consente un risparmio della spesa pubblica ma mantiene buona parte delle categorie dei prodotti erogabili elencati nel Registro Nazionale, compresi i cosiddetti prodotti “ad alto contenuto di servizio” (preparati, basi pronte, piatti pronti) che consentono ai celiaci di aderire ai più diffusi stili di vita. La revisione dei tetti è solo una parte dei cambiamenti dell’assistenza ai celiaci: il nuovo modello organizzativo voluto da AIC prevede un’assistenza più razionale, trasparente e semplice attraverso buoni digitali che possano essere spesi anche fuori dalla Regione di residenza. Non sono soltanto parole: già in 4 Regioni particolarmente sensibili al cambiamento i buoni sono digitali, in mezza Italia l’accesso alla terapia senza glutine è possibile nelle farmacie ma anche al supermercato e nei negozi specializzati. Il 22 novembre scorso è stato istituito un tavolo di lavoro fra Ministero della Salute e Ministero della Funzione Pubblica per favorire la spendibilità dei buoni in tutte le Regioni ed è allo studio una campagna di informazione sull’educazione alimentare senza glutine; inoltre, continua l’impegno del Ministero per la qualità degli alimenti senza glutine, come dimostra la disponibilità dell’industria per migliorare i profili nutrizionali dei prodotti”.

Sui tempi di attuazione, lo stesso Decreto stabilisce che entro 6 mesi il Ministero revisionerà il Registro degli Alimenti e a 3 mesi dalla sua pubblicazione le Regioni potranno applicare i nuovi tetti.